Il 48 per cento dei bancari si dichiara insoddisfatto del proprio lavoro e il 25 per cento ha la percezione di avere poche opportunità di crescita. Questo è quanto emerge da una indagine dell'Ispel riportata in un articolo sul "bancario" di Marco Alfieri pubblicato nei giorni scorsi, suscitando molto interesse, e ripreso poi da Fabio Bolognini sul suo blog.
Infatti le banche negli ultimi 20 anni hanno adottato nuovi modelli organizzativi piramidali orientati alla vendita, dividendo la clientela in segmenti e trasformando i bancari da lavoratori specializzati a venditori di prodotti bancari e non (computer, lavatrici, macchine del caffè, attrezzi per ginnastica,...).
Certo la restrizione dei tassi, i crediti deteriorati e la concorrenza FinTech (vedi ns articolo 28 settembre) sono dati reali, ma lo è altrettanto il fatto che in Italia su 2 milioni di imprese registrate quasi la metà sono società di persone, non di capitali, quindi un bacino orientato ad una banca "tradizionale" purchè sia qualificata ed efficiente.
Insomma, c'è ancora bisogna di bravi bancari, ma anche di bravi banchieri